Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha annunciato di recente che intende vietare totalmente l’uso degli smartphone nelle scuole dall’infanzia fino alla secondaria di primo grado. Un approfondimento su come il tema è gestito negli altri Paesi e su come le scuole possono affrontarlo.
Le indicazioni dell’UNESCO
Nell’estate del 2023 l’UNESCO ha pubblicato il corposo rapporto Global Education Monitoring intitolato “L’istruzione in un mondo digitale: sfide e opportunità“. Il rapporto esamina l’impatto delle tecnologie digitali sull’istruzione e dichiara “i dati sull’impatto di computer e dispositivi elettronici sono contrastanti. I costi a breve e a lungo termine dell’uso del digitale sembrano essere notevolmente sottovalutati”.
Il rapporto indica i potenziali rischi dovuti all’uso ai dispositivi digitali classe, pur non dichiarando una contrarietà ed evidenzia che un Paese su quattro nel mondo ne vieta l’utilizzo. Ad esempio, nei Paesi più poveri, dove le scuole a volte non esistono o sono difficilmente accessibili, il cellulare – più diffuso della TV – può essere l’unico mezzo per accedere a materiali didattici: ad esempio nella Cina rurale, grazie a video lezioni di qualità, 100 milioni di studenti hanno migliorato i loro apprendimenti di circa il 30%. A questo si aggiunge che “i dati forniti dal Programma per la valutazione internazionale degli studenti (PISA), suggeriscono un legame negativo tra l’uso eccessivo delle tecnologie e il rendimento degli studenti. È stato riscontrato che la semplice vicinanza a un dispositivo mobile distrae gli studenti e ha un impatto negativo sull’apprendimento in 14 Paesi”. L’UNESCO invita quindi le scuole a sviluppare delle politiche chiare sull’uso degli smartphone in classe, che sono strumenti didattici efficaci, se usati in modo equilibrato, sotto la supervisione degli insegnanti e con politiche scolastiche chiare. A loro volta gli insegnanti dovrebbero essere formati ad un uso efficace e anche i genitori hanno un ruolo importante nell’educare i loro figli ad un uso responsabile.
Vietare totalmente, parzialmente o per nulla?
Diverse nazioni hanno adottato la politica di vietare l’utilizzo degli smartphone in classe, anche se la situazione è in continua evoluzione e le regole e le disposizioni specifiche possono variare all’interno dello stesso paese da un istituto all’altro. In Europa l’uso degli smartphone è totalmente vietato in Francia, Belgio, Grecia, Cipro e Bulgaria; esistono divieti parziali/regolamentazioni in Germania, Spagna, Portogallo, Gran Bretagna, Finlandia; si discute di introdurre il divieto negli Stati Uniti, Canada e Australia; è generalmente permesso in Cina, Giappone, Singapore e Corea del Sud.
L’uso degli smartphone (e altri dispositivi come smartwatch o tablet) può avere valenze positive e negative sull’apprendimento, anche se il cellulare crea disturbo e disattenzione di per sé. Inoltre non è vero che siamo multitasking, ma semplicemente possiamo essere veloci a passare da un compito ad un altro e questo ci impedisce di approfondire quello che stiamo facendo, dichiara in quest’intervista il prof. Michael Rich, che insegna alla scuola di Medicina di Harvard e che ha creato il Digital wellness lab a Boston.
La regolamentazione in Italia
Il primo decalogo che vietava l’uso dei cellulari in classe, risale al 2007 a firma del Ministro Fioroni. I primi due punti del decalogo, erano molto chiari “1. L’uso dei cellulari da parte degli studenti, durante lo svolgimento delle attività didattiche, è vietato. Il divieto deriva dai doveri sanciti dallo Statuto delle studentesse e degli studenti (D.P.R. n. 249/1998). 2. La violazione di tale divieto configura un’infrazione disciplinare rispetto alla quale la scuola è tenuta ad applicare apposite sanzioni.” E le sanzioni potevano portare alla bocciatura.
Nel 2015, la ministra Fedeli cancella il divieto e attraverso il Piano Nazionale Scuola Digitale (legge 107/2015) ribalta la situazione, introducendo il concento di BYOD con l’azione 6 che recita tra l’altro “La scuola digitale, in collaborazione con le famiglie e gli enti locali, deve aprirsi al cosiddetto BYOD (Bring Your Own Device), ossia a politiche per cui l’utilizzo di dispositivi elettronici personali durante le attività didattiche sia possibile ed efficientemente integrato con la didattica. A seguito della pandemia da Covid-19, il fondo del Piano nazionale per la scuola digitale è stato incrementato con risorse aggiuntive per rafforzare la disponibilità nelle scuole di dispositivi digitali individuali, utili sia per l’attività in classe che a casa, con la relativa connettività, che consentiranno di potenziare le azioni di BYOD sia a breve che a lungo termine.” Nel 2018, la Ministra Fedeli crea una commissione apposita che definisce le linee guida per l’uso del cellulare in classe. Ma già nel 2019, l’ex Ministra Mariastella Gelmini (Forza Italia) firma una proposta di legge per il divieto dell’uso del cellulare in classe, non condivisa dall’allora ministro Bussetti che dichiarò in un intervista “L’utilizzo dei device per quanto riguarda la didattica è uno strumento fondamentale e quindi sono a favore del loro uso ma soprattutto ho fiducia nei nostri studenti.”
A dicembre 2022 il Ministro Valditara firma una circolare in cui ristabilisce il divieto, rifacendosi agli stessi articoli citati dal Ministro Fioroni e sulla base della indagine conoscitiva realizzata nella scorsa legislatura dalla 7ª Commissione del Senato “Sull’impatto del digitale sugli studenti, con particolare riferimento ai processi di apprendimento”. Nella circolare è fatto salvo “l’uso per finalità didattiche, inclusive e formative, come previsto dal Piano Nazionale Scuola Digitale e dal PNNR”.
A fine febbraio 24, circola la notizia, ripresa da vari giornali di un divieto totale dell’uso di dispositivi digitali in classe. I docenti della scuola secondaria di secondo grado non la prendono benissimo, tanto che il Ministero dirama una precisazione via social «Con riferimento a notizie di stampa, il Ministero dell’Istruzione e del Merito precisa che nelle nuove Linee guida sull’educazione alla cittadinanza, che sono in via di elaborazione, sarà contenuta la seguente dizione: “È opportuno evitare l’utilizzo dello smartphone (cellulare) nelle scuole d’infanzia, primarie e secondarie di primo grado”. Si consiglia invece un uso solo didattico del tablet per le scuole primarie». La motivazione di tale decisione è la tutela del corpo docente e la riduzione delle tensioni in classe, con riferimento al rapporto UNESCO citato in apertura.
Le linee guida di Kennisnet per la definizione di politiche di Istituto
Le linee guida di Kennisnet per la definizione di politiche di Istituto
In attesa delle prossime linee guida del Ministero, vediamo le linee guida appena emesse in Olanda.
Kennisnet, l’ente pubblico olandese dedicata all’innovazione ICT per l’istruzione primaria e secondaria e la formazione professionale, ha rilasciato un documento che supporta le scuole nella creazione di politiche di istituto. Si tratta di una guida agile, strutturata in tre capitoli: Fondamenti per lo sviluppo delle politiche, Dalle politiche alle pratiche, Sette consigli indispensabili. Il documento sottolinea in vari punti l’importante di coinvolgere insegnanti e studenti nella definizione delle politiche da adottare.
Nella parte sui Fondamenti si affrontano i pro e i contro dello smartphone in classe e si conclude con “Nelle scuole secondarie di diversi paesi sono stati condotti studi sugli effetti di un divieto scolastico totale degli smartphone. Ad esempio, una ricerca inglese e spagnola ha scoperto che il divieto scolastico degli smartphone ha migliorato il rendimento scolastico, soprattutto per gli studenti che già avevano risultati [..] Ma altri studi non mostrano alcun effetto. L’Agenzia nazionale perla ricerca educativa (NRO) conclude, sulla base delle ricerche disponibili, che il divieto degli smartphone a scuola può migliorare la concentrazione degli studenti durante le lezioni e quindi il loro rendimento scolastico.”
Nella sezione dedicate alle Politiche, è illustrato un percorso strutturato che le scuole dovrebbero seguire:
- analizzare lo stato attuale delle cose, rispondendo a domande tipo “qual è la visione della propria scuola sull’istruzione” “quali sono le regole attuali sull’uso dello smartphone ” “in che misura lo smartphone è usato per gestire informazioni pratiche” “gli insegnanti possono usare lo smartphone in classe”
- organizzare conversazioni con insegnanti, genitori, studenti coinvolgendoli fin dall’inizio per rispondere a domande tipo “che problemi affrontare legati all’uso dello smartphone in classe” “che ruolo ha lo smartphone nella distrazione e nell’esplosioni di situazioni online” “come lo usiamo per scopi didattici, in quali discipline” ”se consentiamo l’uso didattico in classe, come possiamo assicurarci che non sia usato per altri scopi”
- scrivere la politica: sulla base degli input raccolti, definire quali possibilità e quali limitazioni, quali sanzioni in caso di violazione, quali sono le situazioni eccezionali (ragioni mediche, sicurezza), definire dove e come gestire lo smartphone: possono o non possono portarlo con sé in classe (predisporre armadietti o altri contenitori). Nel formulare la politica, prestare particolare attenzione alla posizione degli insegnanti che hanno difficoltà con la gestione della classe
- comunicare chiaramente agli insegnanti e agli studenti, ma anche ai genitori, molto tempo prima dell’attuazione, perché la scuola ha scelto questa politica e come si adatta alla visione della scuola; essere chiari sulle sanzioni in caso di violazione delle regole, spiegare a nuovi dipendenti, genitori e studenti, parlare della politica scelta, includere la politica nella guida scolastica
- garantire che la politica sia attuata e che tutti rispettino gli accordi presi. E’ importante sostenere insegnanti per rendere la politica funzionale, continuare ad avere conversazioni con tutta la comunità scolastica, lavorare sulla creazione delle nuove routine.
- valutare la politica ed effettuare le necessarie correzioni
Infine, i Sette consigli indispensabili:
- abituare gli studenti all’autoriflessione come parte dell’alfabetizzazione digitale – con lo scopo di rendere gli studenti consapevoli di quello che fanno e del rapporto che hanno con i social media e cosa provano
- focalizzarsi sull’autoregolamentazione, il multitasking non funziona ed è controproducente
- non fermarsi agli smartphone: tablet, smartwatch, cuffie, auricolari nella definizione delle politiche
- collegare la politica sugli smartphone alla sicurezza sociale: bullismo su WhatsApp, foto indesiderate o di nudi, deepfake possono sconvolgere l’intera scuola
- coinvolgere gli studenti fin dall’inizio
- promuovere la formazione degli insegnanti nella gestione della classe e nelle tecnologie
- dare il buon esempio
La gestione della classe
La guida di Kennisnet contiene anche schede di casi di studio. In una di queste il docente intervistato cita il libro “Running the Room: The Teacher’s Guide to Behaviour ”, una guida alla gestione della classe che ha ritenuto molto utile tanto averne curato la versione olandese. Non avendolo letto, mi affido al post della dirigente scolastica Alice Lung che dal libro ha imparato tre cose: l’importanza di adottare delle routine esplicite per prevenire l’insorgere di problemi comportamentali e creare la cultura e le norme della classe; la necessità di pianificare prima e scrivere cosa fare in caso di problemi e magari provare tali scenari con insegnanti più esperti; avere una strategia preventiva nel caso che si debba sospendere uno studente dalla classe, che sia conosciuta anche dagli studenti, sperando che questo evento non debba accadere mai. Tom Bennet ha anche una newsletter in inglese intitolata come il libro, su cui scrive di questi temi.
L’anno scorso ho avuto l’opportunità di organizzare una visita di studio di una scuola secondaria di Reykjavík. Negli incontri fra insegnanti italiani e islandesi, si è parlato di diversi modelli didattici, valutazione ecc. ma la cosa che li ha interessati di più è stata La patente di smartphone, Il tema dello smartphone in classe era particolarmente sentito e cercavano strategia e confronto su come “staccare” gli studenti dai loro dispositivi.
Il tema della gestione della classe, sicuramente complicata dalla presenza dei cellulari, mi pare il punto chiave.
Si può partire come dice Bennet dalle definizione di routine come fa anche Mauro Sandrini, insegnante e formatore, con il suo progetto “Eliminare il caos in classe”. Sandrini non prevede il divieto di usare gli smartphone ma lavora sull’autoregolamentazione dei suoi studenti. A partire dalla sua esperienza sul campo, ha elaborato un metodo che utilizza il casinometro, la mindfulness e le neuroscienze, descritto nel suo libro e applicato nei suoi corsi.
Impostare regole diverse per i diversi gradi di istruzione è sicuramente un buon approccio: speriamo che nelle scuole primarie e secondarie di primo grado, il divieto migliori il clima delle classi e favorisca l’apprendimento ma che al tempo si continui a lavorare sulle competenze digitali, intese come consapevolezza e autoregolamentazione, perché non è mai troppo presto.
Eleonora Pantò, 9 marzo 2024
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